Il gesto vitalistico di Vedova

di Domenico D'Oora

Esposizione di straordinaria intensità e bellezza, quella dedicata ad Emilio Vedova, attualmente in corso presso la Galleria Folini Arte Contemporanea di Chiasso. Ordinata nello spazio espositivo di recente inaugurato, la mostra presenta una selezionata rassegna di tecniche miste su carta intelata di grandi dimensioni, eseguite negli anni '80 e '90, dove il dirompente vitalistico gesto di Vedova emerge in tutta la sua potenza poetica ed innovatrice. Vedova, nato a Venezia nel 1919, è il più alto corrispettivo europeo di quella temperie culturale che, negli Stati Uniti, ha espresso personalità della levatura di W. De Konning, F. Kline, J. Pollock, e dove l'artista ha iniziato ad esporre sin dal 1951. Irriducibile agli schemi dell'espressionismo astratto, l'opera di Vedova è portatrice di una volontà costruttiva che assimila l'inquietudine, il grido, in un'altissima tensione lirica, nella diuturna, lacerante rimeditazione dello spazio, nell'espressione d'ogni tensione d'analisi e ridefinizione di una realtà per cepita, nelle sue contraddizioni, in costante, conflittuale evoluzione. Un'idea drammatica e lirica al contempo che, nel sovvertire, magistralmente delinea una propria concezione di natura, intesa come in perenne, necessario mutamento e crescita. Un'espressività quella di Vedova, che più è determinata ad indagare i contrasti, a delineare e sfidare arrovellati percorsi sino al limite più estremo della ricerca della verità, e più ritrova le sue origini, motivando se stessa nell'autenticità, nella ricerca della logica che governa le antinomie e le differenze; dilatatosi nella concentrazione, operando una sintesi della frammentazione, crescendo nel moto continuo del trascorrere di complesse, incessantemente devastate, stratificazioni. Sono in mostra una vagliata scelta di carte di medio formato ed un notevolissimo corpus di opere - su carta fatta a mano - di dimensioni assolutamente importanti, oltre centocinquanta centimetri di lato, per giungere ai singolari duecento centimetri di Diptych-II del 1990. In queste splendide opere, le austere, sconvolte partiture monocromatiche d'intonazioni di nero, a volte commisurate dalla dialogante presenza di un altro colore - nell'infaticabile potenza generatrice del gesto pittorico, nell'acuto, doloroso interrogarsi di gravi tonalità di grigi, nell'intrico della corrusca violenza dei segni - assurgono a grandiosi, maestosi simboli dell'energia, del dinamismo che sottende il tormentato, vitale manifestarsi degli accadimenti, del costante, dialettico fluire del movimento dell'esistenza. Difficile immaginare un gesto apparentemente più violento; invece la pittura di Vedova, è antiromantica e anti-ideologica, al fondo si può ravvisare uno spirito leonardesco di continua esperimentazione, che si fa carico del rischio di svelare una realtà nello stesso tempo che, con libertà e con spirito costantemente allertato eticamente, propone di ridefinirne l'essenza. Emilio Vedova, dal secondo dopoguerra è figura di primario rilievo del rinnovamento artistico internazionale, docente a Salisburg o e a Venezia, presente nelle più significative manifestazioni espositive, ha allestito esposizioni personali negli spazi privati e pubblici più prestigiosi; ricordiamo gli omaggi della Moderner Art Galerie di Zurigo nel 1991, e del Museo d'Arte Moderna della Città di Lugano- Villa Malpensata del '93, e quest'importante rassegna di opere, in corso sino al 18 Maggio alla Galleria Folini, è una preziosa opportunità d'approfondimento della conoscenza del lavoro del grande maestro veneziano.